Cudduriaddru: un racconto di Natale
Era la vigilia di Natale, e una fredda brezza invernale sibilava tra le vie di una piccola città. Le strade erano addobbate con luci scintillanti, e l’atmosfera era permeata dalla frenesia e dall’attesa della festa imminente. In mezzo a questa fervente eccitazione, un misterioso straniero fece il suo ingresso in città, suscitando un tumulto di curiosità tra i suoi abitanti.
La notizia della sua presenza si diffuse rapidamente, e la gente si radunò in massa, desiderosa di mostrare al forestiero le meraviglie della loro comunità. Il suo aspetto destò grande interesse, e una folla rumorosa lo circondò, desiderosa di condividere con lui le peculiarità locali.
Con sguardo acuto e occhi scintillanti di curiosità, lo straniero esaminò attentamente ciò che gli veniva offerto. “Ma lo mangiate così?” chiese, indicando un singolare manufatto culinario che tutti sembravano adorare. “Non lo intingete in qualche salsa o lo ricoprite di glassa o qualcosa del genere?”
La risposta fu un coro unanime di “nooo”, pronunciato con un orgoglio ineffabile. Lo straniero, sempre più incuriosito, proseguì nel suo interrogatorio. “Ma all’interno c’è qualche tipo di ripieno? Pomodoro, mozzarella… qualche spezia?” chiese con interesse palpabile, ma di nuovo ricevette un “ma noooo” in risposta, accompagnato da sguardi compiaciuti, come se un mistero insondabile fosse celato tra gli ingredienti.
“È farina, acqua e sale, e poi viene fritto, giusto?” chiese lo straniero, e la risposta affermativa fu accolta con entusiasmo. “Siii!” esclamarono gli abitanti con orgoglio, come se la semplicità di questo piatto fosse un segreto custodito gelosamente.
“Ma voi siete contenti quando lo mangiate, ma perché?” chiese lo straniero, desideroso di comprendere l’essenza di questo cibo apparentemente modesto. La risposta fu semplice e diretta: “Perché siamo di Cosenza.” Lo straniero, soddisfatto da questa risposta, non fece più domande.
Diede due morsi al manufatto, e l’olio di frittura colò da un angolo della sua bocca. Poi, improvvisamente, si allontanò dalla folla e scomparve alla vista di tutti. I locali continuavano a mangiare incuranti. Nessuno fece ulteriori domande, ma tutti traevano enorme divertimento nel chiedere allo straniero di pronunciare la parola “cudduriaddru”. La vita nella tranquilla città di Cosenza continuò come prima, con il segreto del suo piatto caratteristico custodito gelosamente tra gli abitanti.