Intervista anonima ad un veterano del linkbuilding

Intervista anonima ad un veterano del linkbuilding

Dagli albori del web a oggi, il link building è stato un pilastro per chiunque volesse posizionarsi in alto sui motori di ricerca. Nato come una pratica semplice e quasi meccanica – bastava accumulare link per scalare le classifiche di Google – col tempo è diventato un processo complesso, che richiede contenuti di qualità, contesto e rilevanza. In questa intervista esclusiva, un veterano anonimo del settore ci racconta la sua esperienza e riflette sui cambiamenti e le sfide che hanno trasformato il link building, con uno sguardo disincantato su cosa ci riserva il futuro.

Redazione: Come vede il link building oggi? Ha ancora un futuro?

Esperto anonimo: “Eh, diciamo che sono nel settore dal 2008, quindi ne ho viste di tutti i colori. All’inizio era tutto molto più semplice: mettevi qualche link su siti di poco conto e in men che non si dica il sito scalava le SERP di Google. Era quasi automatico, un ‘pulsante magico’, come mi piaceva chiamarlo. Ma oggi le cose sono cambiate, e non poco.”

Redazione: In che senso? Cos’è cambiato, secondo lei?

Esperto anonimo: “Ora serve molto di più di un semplice ‘linketto’ su un sito random. Il link deve essere contestualizzato, legato a un contenuto reale e di qualità. Bisogna lavorare sulla semantica e su contenuti che abbiano un senso per l’utente. E i costi sono aumentati. È quasi ironico: chi non se ne intende, a volte confonde il link building con le digital PR, che è tutta un’altra storia.”

Redazione: Quindi, i budget per il link building si stanno riducendo?

Esperto anonimo: “Decisamente. Penso che avrà sempre meno spazio nei budget di marketing, ma ci sono eccezioni. Nel settore del gambling, per esempio, tira ancora, anche perché è uno dei pochi modi per fare pubblicità indiretta. La pubblicità diretta è vietata, quindi puntano su link e affiliazioni.”

Redazione: C’è ancora differenza tra paesi nel budget per il link building?

Esperto anonimo: “Sì, eccome. Ad esempio, in UK i competitor spendono il doppio, se non il triplo, rispetto a quello che si investe qui. Ma si parla soprattutto di gambling, dove il budget c’è, mentre in altri settori i budget sono molto ridotti. E poi, chi vuoi che ci metta la faccia spingendo il gambling? Anche gli influencer e gli youtuber più noti evitano certi argomenti.”

Redazione: E fuori dal gambling?

Esperto anonimo: “In tanti altri settori, i budget sono ridotti al minimo. Nei mercati ‘normali’, chi si occupa di marketing digitale a volte neanche capisce cosa sia davvero il link building o lo considera roba da PR. Certo, è un’area grigia, una zona ‘sospesa’, dove i clienti a volte non vedono bene dove finiscono i loro soldi.”

Redazione: Ha mai pensato di fare altro?

Esperto anonimo: “Certo! Ho anche provato a passare alla SEO più tradizionale, a lavorare in settori diversi come il CBD o il trading. Ma poi non è andata. Anche lì, i budget sono limitati, e per ora resto qui, finché dura.”

Redazione: Quindi, per il futuro del link building, cosa prevede?

Esperto anonimo: “Long story short, il link building non avrà più budget enormi. Probabilmente resterà come il coccodrillo o l’iguana: non si estinguerà mai del tutto, ma i dinosauri del settore sono destinati a sparire. Magari qualcosa cambierà, ma non punterei troppo sul futuro di questa pratica.”

Redazione: Speriamo per lei!

Esperto anonimo: “Sì, speriamo… o mi metto a fare video di cucina!”