La teoria del pazzo di Kissinger: strategia e assonanze con i dazi di Trump nel 2025
La Teoria del Pazzo, una strategia politica associata al presidente statunitense Richard Nixon e al suo Consigliere per la Sicurezza Nazionale Henry Kissinger, mirava a intimorire gli avversari coltivando un’immagine di imprevedibilità e irrazionalità. Questo articolo esplora le origini, l’applicazione e l’impatto della teoria durante la presidenza Nixon (1969-1974), con un focus sul ruolo di Kissinger. Inoltre, analizza le assonanze con la politica dei dazi di Donald Trump nel contesto di maggio 2025.
Origini e Concetto della Teoria del Pazzo
La Teoria del Pazzo si basava sull’idea che gli avversari, in particolare i leader del Blocco Comunista come l’Unione Sovietica e il Vietnam del Nord, avrebbero evitato di provocare gli Stati Uniti se avessero percepito il presidente come volatile e capace di reazioni estreme, persino irrazionali, come l’uso di armi nucleari. L’obiettivo era rendere credibili minacce apparentemente inverosimili in un’era di distruzione mutua assicurata, dove leader razionali potevano ignorare bluff suicidi. Proiettando Nixon come imprevedibile, l’amministrazione sperava di ottenere concessioni diplomatiche.
Il concetto ha radici storiche. Nel 1517, Niccolò Machiavelli sosteneva nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio che simulare la follia potesse essere “cosa molto savia” per ottenere vantaggi. Nel 1957, Kissinger, nel suo libro Nuclear Weapons and Foreign Policy, discuteva una “strategia dell’ambiguità”, promuovendo l’imprevedibilità calcolata nella deterrenza nucleare. Nel 1959, Daniel Ellsberg, in seminari all’Università di Harvard con Kissinger, esplorava gli “usi politici della follia”, influenzando la successiva adozione della teoria. Nixon, ispirato dalle minacce nucleari di Dwight D. Eisenhower durante la Guerra di Corea, perfezionò l’approccio con il supporto strategico di Kissinger.
Il Ruolo di Kissinger nell’Attuazione della Teoria
Come Consigliere per la Sicurezza Nazionale (1969-1975) e Segretario di Stato (1973-1977), Henry Kissinger fu cruciale nell’implementare la Teoria del Pazzo, specialmente durante la Guerra del Vietnam e le crisi mediorientali. Documenti declassificati rivelano gli sforzi di Nixon e Kissinger per dipingere Nixon come “pazzo” e pronto a escalation estreme, con l’obiettivo di intimorire avversari come il Vietnam del Nord e l’Unione Sovietica.
Guerra del Vietnam (1969-1973)
Nel 1969, di fronte a negoziati di pace bloccati con il Vietnam del Nord, Nixon e Kissinger avviarono un allarme nucleare globale segreto, nome in codice DUCK HOOK, per segnalare la disponibilità a usare forza eccessiva, incluso l’impiego di armi nucleari tattiche. Nixon ordinò a Kissinger di comunicare all’ambasciatore sovietico Anatoly Dobrynin che era “fuori controllo” e disposto a “distruggere” il Vietnam del Nord, anche con mezzi nucleari. Kissinger, mantenendo una certa distanza, disse al funzionario del Dipartimento della Difesa Gardner Tucker nel 1972 che Nixon intendeva “mettere tante fiches nel piatto” da far temere che potesse “andare oltre”. L’allarme non influenzò Hanoi né Mosca, e Nixon abbandonò DUCK HOOK a causa delle proteste interne e della resistenza di Hanoi.
Kissinger utilizzò la teoria anche nei canali diplomatici. Nell’aprile 1971, suggerì a Nixon di insinuare con Hanoi che Nixon potesse usare armi nucleari, con Nixon che lo esortava a dire: “Non posso controllarlo”. Questo approccio mirava a sbloccare i negoziati, ma ottenne risultati limitati. Il bombardamento di Natale del 1972 su Hanoi incarnò ulteriormente la Teoria del Pazzo, mostrando la volatilità di Nixon, ma non costrinse Hanoi alla resa.
Crisi Mediorientale (1973)
Durante la Guerra del Kippur (ottobre 1973), Kissinger, in assenza di Nixon, alzò l’allerta nucleare statunitense a DEFCON III per scoraggiare un intervento sovietico, violando un accordo USA-URSS del 1972 sulla prevenzione di guerre nucleari. Presiedendo una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Kissinger segnalò una risolutezza irrazionale, ma i sovietici non escalarono, e l’allerta fu rapidamente abbassata. Questo episodio evidenziò la disponibilità di Kissinger a usare la Teoria del Pazzo autonomamente, sebbene con risultati ambigui.
Efficacia e Critiche
Gli studiosi di relazioni internazionali sono scettici sull’efficacia della Teoria del Pazzo. Stephen Walt sostiene che i successi storici siano rari, citando fallimenti di Nixon, Nikita Khrushchev, Saddam Hussein e altri. Roseanne McManus nota che alcune forme di “follia” percepita possono aiutare nei negoziati, ma altre risultano controproducenti, specialmente se l’irrazionalità sembra teatrale. Una sfida chiave è convincere gli avversari di un’autentica irrazionalità senza innescare escalation indesiderate o reazioni interne negative.
In Vietnam, la teoria non ottenne concessioni significative, poiché Hanoi e Mosca non cedettero alle minacce di Nixon. L’allarme nucleare del 1969 e il bombardamento di Natale aumentarono le tensioni senza cambiare la traiettoria della guerra. In Medio Oriente, l’allerta DEFCON III non modificò decisivamente il comportamento sovietico. Critici come Jonathan Stevenson sostengono che l’approccio di Nixon fu più efficace di versioni successive (es. di Donald Trump) perché Nixon lasciava intendere che poteva “tornare in sé” se gli avversari avessero cooperato, mentre un uso troppo esplicito della teoria ne mina la credibilità.
I costi interni furono significativi. Le posture aggressive di Nixon alimentarono proteste contro la guerra, come il Moratorium to End the Vietnam War del 1969, e indebolirono la fiducia pubblica, specialmente durante lo scandalo Watergate. Il ruolo di Kissinger nel proiettare la volatilità di Nixon, mantenendo una certa distanza personale, complicò ulteriormente la credibilità dell’amministrazione.
Assonanze con la Politica dei Dazi di Trump nel 2025
La Teoria del Pazzo di Nixon e Kissinger trova echi nella politica dei dazi di Donald Trump nel 2025, caratterizzata da un approccio imprevedibile e aggressivo per ottenere vantaggi economici e geopolitici. Nel maggio 2025, Trump ha intensificato la sua strategia tariffaria, annunciando il 2 aprile il “Liberation Day”, con dazi su quasi tutti i settori, causando un crollo iniziale dei mercati, il peggiore dai tempi del COVID-19. Tuttavia, entro il 9 maggio, i mercati si sono stabilizzati grazie ai progressi nei negoziati commerciali USA-Cina e all’annuncio di un accordo commerciale con il Regno Unito.
Paralleli Strategici
-
Imprevedibilità come Leva: Come Nixon e Kissinger usavano la minaccia di escalation nucleare per intimorire, Trump utilizza dazi elevati e retorica aggressiva per spingere Cina, UE e altri partner commerciali a concessioni. Il suo commento del 6 maggio, che minimizzava un accordo imminente con la Cina, seguito da segnali di progresso il 9 maggio, riflette una strategia di ambiguità simile a quella di Kissinger.
-
Proiezione di Irragionevolezza: Trump coltiva un’immagine di leader disposto a “rompere le regole”, come Nixon faceva con minacce nucleari. Ad esempio, l’imposizione di dazi generalizzati è stata percepita come economicamente rischiosa, ma ha costretto la Cina a tornare al tavolo dei negoziati, proprio come Nixon sperava di piegare Hanoi.
-
Gestione dei Rischi: Entrambi gli approcci comportano rischi di escalation. Per Nixon, il pericolo era una guerra nucleare; per Trump, è una guerra commerciale che potrebbe danneggiare l’economia globale. Tuttavia, Trump mitiga i rischi con segnali di flessibilità, come le indicazioni di riduzione dei dazi sulla Cina il 9 maggio, simili alla capacità di Nixon di “tornare razionale” se necessario.
Differenze e Contesto
A differenza della Teoria del Pazzo, che operava in un contesto di Guerra Fredda con minacce esistenziali, la strategia di Trump si concentra su obiettivi economici, come ridurre il deficit commerciale USA e rafforzare la produzione interna. Inoltre, mentre Nixon e Kissinger agivano in segreto, Trump utilizza i social media (es. post su X) per amplificare la sua imprevedibilità, rendendo la strategia più pubblica ma potenzialmente meno credibile se percepita come puro spettacolo.