Vacanze di Natale: il riflusso e i prodromi del berlusconismo

Vacanze di Natale: il riflusso e i prodromi del berlusconismo

Quando, nel dicembre del 1983, Carlo Vanzina portò sul grande schermo “Vacanze di Natale”, probabilmente non si rendeva conto di aver innescato una vera e propria rivoluzione cinematografica. Il film, che ha appena compiuto quarant’anni, non è solo una pietra miliare nel panorama della commedia italiana, ma ha anche creato un genere a sé stante: il cinepanettone. Tuttavia, a distanza di quattro decenni, riflettere sull’iconicità di “Vacanze di Natale” richiede un’analisi più approfondita, capace di riconoscere la sua influenza ma anche di scrutare le riflessioni nascoste che il film potrebbe celare. Storicamente il film segna la fine dell’Italia divisa da ideologie che portarono agli anni di piombo.

Il periodo del riflusso

Il periodo del “riflusso” in Italia è comunemente datato tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta. Questo termine si riferisce a un cambiamento significativo nel contesto politico e sociale del paese, caratterizzato da una diminuzione della tensione ideologica e dalla fine di una fase di intensa agitazione nota come gli “anni di piombo”.

Gli “anni di piombo” in Italia furono segnati da una serie di eventi traumatici, tra cui attacchi terroristici, rapimenti e conflitti politici tra estrema sinistra ed estrema destra. La tensione ideologica raggiunse il culmine con il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978, un evento che ebbe un impatto duraturo sulla psiche politica del paese.

Il “riflusso” rappresenta una fase successiva in cui si osservò una diminuzione di questa tensione sociale ed ideologica. Diverse cause contribuirono a questo cambiamento. In primo luogo, le forze di sicurezza furono in grado di neutralizzare alcune delle organizzazioni terroristiche, incluso il smantellamento delle Brigate Rosse. Inoltre, il clima politico subì una trasformazione, con una maggiore ricerca di stabilità e normalizzazione.

Il termine è anche associato al collasso dell’economia durante quel periodo, che contribuì a cambiamenti nelle dinamiche sociali e politiche. Con il miglioramento delle condizioni economiche e la fine di alcune tensioni politiche più estreme, si assistette a una fase di “riflusso” verso una maggiore stabilità.

È importante notare che, nonostante il “riflusso”, le conseguenze degli “anni di piombo” continuarono a influenzare la società italiana, e il paese si trovò ad affrontare sfide e trasformazioni nella successiva fase della sua storia politica.

Voglia di leggerezza

Il 1983 fu un anno emblematico per l’Italia, un periodo di cambiamenti e trasformazioni sociali, politiche ed economiche. In questo contesto di evoluzione, “Vacanze di Natale” si inserì come una sorta di cronaca surreale, un instant movie che catturò l’essenza di quei tempi in maniera quasi profetica. Il film non solo rifletteva il presente, ma si proiettava anche nel futuro, diventando un vero e proprio “era movie”. La trama, inizialmente vista come una commedia leggera incentrata sulle vacanze natalizie di un gruppo di persone in un resort in montagna, in realtà trasmetteva uno sguardo acuto sulla società italiana di allora. Le dinamiche interpersonali, gli stereotipi culturali e le sfide della vita moderna erano rappresentati in modo umoristico ma al tempo stesso incisivo. “Vacanze di Natale” non era solo un racconto di Natale; era uno specchio della realtà italiana, un ritratto che ha saputo catturare l’attenzione degli spettatori di allora e che continua a farlo ancora oggi.

La creazione del cinepanettone, un genere che mescola commedia, romanticismo, e spesso situazioni esagerate, è il lascito più evidente di “Vacanze di Natale”. Un genere che ha avuto successo nei decenni successivi, divenendo un appuntamento fisso per gli spettatori durante le festività. Ma c’è qualcosa di più profondo che il film ha contribuito a plasmare nella cultura italiana. Il cinepanettone, attraverso “Vacanze di Natale” e i successivi, è diventato una sorta di rito sociale, un modo per le famiglie di riunirsi e ridere insieme, condividendo le gioie e le assurdità della vita quotidiana. Ma, al di là delle risate e delle gag comiche, il cinepanettone è anche una testimonianza della capacità del cinema di riflettere la società, di interpretarla e, in qualche modo, di anticiparla.

La creazione del cinepanettone

La citazione sulla “prototipazione di un era movie” assume un significato particolare quando si considera che “Vacanze di Natale” ha inciso profondamente nella cultura italiana, creando una sorta di mitologia popolare intorno a sé. Il film è diventato parte integrante delle tradizioni natalizie per molte famiglie, trascendendo il suo status di semplice commedia e diventando un elemento fondamentale del patrimonio cinematografico italiano. A distanza di 40 anni, “Vacanze di Natale” resta un fenomeno complesso, capace di ispirare riflessioni e discussioni. La sua iconicità, sia come cinepanettone pionieristico che come spaccato sociale del suo tempo, è indiscutibile. Tuttavia, è anche vero che, al di là delle risate e delle gag, il film può nascondere strati più profondi di analisi sociale e culturale.

Il cinema italiano ha cambiato il modo di narrare storie, e “Vacanze di Natale” è stato uno dei precursori di questa trasformazione. Non solo ha fornito il modello per molte commedie natalizie a venire, ma ha anche gettato le basi per una narrazione cinematografica capace di catturare l’essenza di un’epoca. Quindi, mentre celebriamo i 40 anni di “Vacanze di Natale”, possiamo farlo con la consapevolezza che questo film non è solo un classico natalizio, ma anche un pezzo di storia cinematografica italiana che ha saputo intravedere il futuro mentre lo stava creando. “Vacanze di Natale” si collocò al nono posto nella classifica degli incassi, nessuno poteva prevedere l’impatto duraturo che questo film avrebbe avuto sulla cultura italiana. In quegli anni, il cinema italiano stava per intraprendere un viaggio che avrebbe ridefinito il concetto stesso di narrazione cinematografica, aprendo le porte a un genere completamente nuovo: il cinepanettone. Questo genere non solo avrebbe ridefinito il modo in cui gli italiani si approcciano al cinema natalizio, ma avrebbe anche gettato le basi per una forma di intrattenimento televisivo che si sarebbe rivelato profondamente legato all’era berlusconiana.

 

La classifica degli incassi di “Vacanze di Natale” potrebbe aver suggerito che fosse solo uno dei tanti film di successo dell’epoca, ma in realtà, è stato molto di più. Questo film ha agito come un catalizzatore, scatenando un fenomeno di proporzioni inimmaginabili. L’ascesa del cinepanettone non è stata solo una questione di guadagni al botteghino, ma ha rappresentato un cambio di paradigma nella produzione cinematografica italiana. Il cinepanettone non si limitava a essere una serie di film natalizi comici; era piuttosto una forma di narrazione seriale che si intrecciava con il tessuto stesso della società italiana. Questo genere ha introdotto una formula narrativa ripetitiva ma vincente, con elementi riconoscibili come belle ragazze, comicità stereotipata, e la coppia iconica di Massimo Boldi e Christian De Sica. Era un multiverso vacanziero, un universo parallelo in cui le gag si ripetevano, ma il pubblico sembrava non stancarsene mai.

Prodromi del berlusconismo

E qui, nella natura ciclica e ripetitiva del cinepanettone, si può intravedere un parallelismo con la narrazione berlusconiana. Silvio Berlusconi, imprenditore e futuro politico, avrebbe presto plasmato la televisione italiana con un format seriale che incorporava elementi di intrattenimento, politica e una dose abbondante di spettacolarizzazione. Proprio come il cinepanettone, il berlusconismo offriva un’esperienza narrativa familiare, con personaggi riconoscibili e situazioni che si ripetevano, ma che continuavano a catturare l’attenzione del pubblico. Il confronto con la Marvel di Kevin Feige, celebrata per la sua innovazione nella serialità cinematografica, diventa intrigante. Prima di Iron Man e dei supereroi Marvel, c’era “Vacanze di Natale”, un precursore del multiverso vacanziero, dove non c’erano superpoteri ma piuttosto una gamma di personaggi intercambiabili, da Boldi e De Sica alle belle ragazze che popolavano le trame dei vari film. Era un universo dove la formula narrativa si ripeteva, ma la sua stessa ripetizione ne garantiva il successo. In fondo, il cinepanettone incarnava una filosofia berlusconiana che metteva in evidenza la possibilità di essere importanti senza essere necessariamente grandi, senza la pretesa di essere buoni. Era intrattenimento popolare, una sorta di circo mediatico che abbracciava la semplicità e la familiarità delle situazioni. Quindi, cosa c’è di più berlusconiano di questo? Il cinepanettone non era solo una risposta alla domanda di cosa volesse il pubblico italiano, ma anche un riflesso di come la narrazione potesse adattarsi a un contesto socio-politico in evoluzione. E, a 40 anni di distanza, “Vacanze di Natale” continua a essere non solo un classico natalizio, ma anche un documento prezioso che testimonia la connessione tra cinema e cultura italiana in un’era che ha segnato profondamente il modo in cui raccontiamo e consumiamo storie.

L’opera di Vanzina affrontava temi che vanno ben oltre il semplice divertimento natalizio. Riesce a immortalare un momento cruciale nella storia italiana, un periodo in cui la società stava attraversando un cambiamento radicale. Il film diventa così una sorta di cronaca sociale, una testimonianza preziosa che rivela quanto sia importante comprendere il passato per interpretare il presente. “Vacanze di Natale” funziona oggi perché va oltre la sua natura di commedia natalizia. È il ritratto di un Paese in trasformazione. Attraverso una visione sociologica, quasi antropologica ha saputo catturare sogni e contraddizioni di un’epoca, contribuendo a plasmare la cultura cinematografica italiana e a lasciare un’impronta indelebile nella memoria collettiva del paese. E questo a distanza di quarant’anni appare più evidente e nitido per lo spettatore che lo vedrà oggi per la prima volta.